Il sesso debole (quello orale)

Eh lo so gente, tocca riparlare di pompini. Non vorremmo sembrare monotematiche (vedi post qui sotto) ma che fare quando nel giro di pochi giorni due notizie attraggono la nostra attenzione e, guarda un po’, parlano di pompini? Prima di tutto l’affermazione di  Heidi Klum riportata oggi sul Messaggero. Su Allure Heidi ha rivelato: “Sul sesso ho imparato molto dagli amici gay. Sono un caleidoscopio di pensieri e opinioni interessanti. Ti insegnano tante cose utili sugli uomini”. A lei ad esempio avrebbero insegnato tutte le tecniche per un gran rapporto orale. Tanto da far dire a Heidi che Seal (l’ex marito n.d.r.) “è stato un uomo fortunato”.

Heidi è una donna di mondo e incarna quel pensiero illuminante che ultimamente sembra cogliere sempre più tutte noi: “Chi può sapere meglio di un gay come far godere con il sesso orale un altro uomo?”. E poi, subito dopo:” Hey! Aspetta un attimo ma io ho un sacco di amici gay!”. O forse sono gli stessi amici a vantarsi (attività tipicamente maschile) di essere i più bravi nel ramo. Com’è, come non è fatto sta che sempre più donne chiedono trucchetti e dritte ai gay, con una certa soddisfazione reciproca.

Però ferme tutte, prima di farvi prendere dalla smania di telefonare al vostro miglior amico arriva la seconda notizia a tema: una vera e propria disfida all’ultimo, ehm, pompino tra una ragazza e un gay. E, indovinate un po’, vince la ragazza. L’articolo, invero piuttosto divertente, è qui.

Insomma, chi la sa più lunga sui pompini? Non so se la ragazza abbia portato a casa la vittoria anche grazie a qualche omo-consiglio però mi pare di capire che, come in tutte le faccende sessuali, la tecnica senza un tocco di sensualità e di reale divertimento (femminile o maschile) sia niente.

Morale: donne, un po’ di know-how aiuta ma chi fa da sé fa per tre (wow!).

Ora smentiteci o, almeno, insegnateci tante cosette nuove.

La foto è tratta da Seventies Blow Job Faces. Enjoy.

Dark&sexy, intervista con le Creep

Incontro le Creep nel backstage del Circolo degli Artisti di Roma. Si stanno preparando ad animare la serata Female Cut con il loro primo show italiano. Lauren Dillard e Lauren Flax sono un duo di dj/producers con base a Brooklyn che ultimamente ha fatto molto parlare di sé. Dopo i primi lavori usciti su Young Turks (etichetta che ha lanciato in UK gli XX e Wavves tra gli altri) sono state capaci di coinvolgere nel loro progetto alcuni dei personaggi più interessati della nuova scena elettro/trip-hop dalle due parti dell’Atlantico, da Londra a New York, come Romy Madley Croft degli XX, le Nina Sky e i Planningtorock (marchiati DFA Records). Warren Fischer dei Fischerspooner ha diretto i loro video concettuali tra cui quello sensuale e misterioso del singolo “Days”. Gli ultimi mesi le hanno viste protagoniste su tutte le principali riviste di musica indipendente ed elettronica come alfieri del movimento Witch House, un genere che incorpora elementi di shoegaze lo-fi, trip-hop, hip-hop made in Houston, musica house e un’immaginario da film dell’orrore. Sedute comodamente sui divani del backstage Lauren e Lauren mi raccontano subito che si sono conosciute nel 2004 grazie al social network Friendster e che sulla prima canzone creata insieme fu addirittura Peaches Geldof a cantare, blaterando qualcosa sulle sue extension bionde. Ma quello che voglio indagare è l’approccio femminile che le Creep portano nel mondo molto maschile della produzione. Una missione che sembra essere confermata dal simbolo delle donne nel loro logo.

Vedendo il vostro logo qualcuno potrebbe pensare che siate delle femministe.

Il logo l’abbiamo disegnato noi stesse. Non abbiamo pensato a una questione politica, ci sembrava semplicemente un’immagine d’impatto e poi siamo due donne e molti dei nostri amici musicisti sono donne. Si, in effetti siamo un circolo al femminile. Al momento c’è una grande presenza femminile nella musica soprattutto in campi tradizionalmente maschili come la produzione. Non è fantastico?!

C’è mai stato qualche uomo che vi ha detto: non siete capaci a produrre perché siete donne?

Figurati, nessun uomo ci spaventa! Anche se ci fosse stato non lo avremmo ascoltato, non gli avremmo dato importanza. Noi stiamo producendo, tutto il resto è irrilevante. Non rispondiamo a queste provocazioni ma mostriamo quello che sappiamo fare.

Qual è la caratteristica femminile nella vostra musica?

Non ne siamo certe, è tutto aperto all’interpretazione. Ma riconosciamo che c’è una sfumatura dark che unisce il nostro lavoro a quello di tante altre donne che stanno facendo musica in questo periodo. Personalmente ci affascina il lato più soft della musica dark. Per esempio quando nacque il dubstep era un martello pneumatico, la tipica musica per ragazzi. Ora noi mettiamo in evidenza il lato più morbido e nascosto. Dark e sexy, è questa la nostra formula femminile.

Quali sono le donne con cui vorreste lavorare?

Il sogno più grande da realizzare è quello di lavorare con Beth Gibbons dei Portishead. Ma non stiamo forzando la mano vorremmo che la cosa succedesse in modo naturale, incrociando i nostri percorsi professionali. Di solito ci muoviamo in questo modo con tutte le persone con cui abbiamo collaborato. Anche se c’è un’eccezione: la cantante canadese Grimes (aka Claire Boucher) a cui abbiamo dato la caccia. Non la conoscevamo personalmente e morivamo dalla voglia di lavorare con lei: le abbiamo inviato la nostra musica e ci sono voluti mesi prima che l’ascoltasse. Poi finalmente siamo riuscite ad incontrarci in un concerto a Londra, siamo andate subito d’accordo e ora stiamo scrivendo delle cose insieme.

Lavorereste con Lady Gaga?

Perché no? Sarebbe molto interessante lavorare con lei e con altre popstar come Missy Elliot.

Nelle vostre produzioni c’è anche molto R’n’B. Vi sentite legate a questo genere?

In realtà ascoltiamo davvero di tutto. Dall’R’n’B alla musica industrial. In passato eravamo innamorate del trip hop ma anche dell’house di Detroit.

Cosa c’è nel futuro prossimo per le Creep?

Stiamo finendo il nostro disco che dovrebbe essere pubblicato a marzo. Tra le altre ci sono collaborazioni con Grimes, Kazu Makino dei Blonde Redhead e Andrew Wyatt dei Miike Snow. Vedrete, vi stiamo preparando molte sorprese!

C’è speranza per tutti/e

Ecco l’ennesimo meme ad aver attecchito in rete.

La parola meme definisce i fenomeni nati e ingigantiti dalla massa di utenti di internet, come ad esempio l’espressione FAIL o le varie parodie al video di Lotus Flower dei Radiohead. Ah, il meraviglioso mondo 2.0.

Qui, ancora una volta si fa leva sulle foto di celebrities da ragazzi, stavolta con un messaggio di, mmmh… speranza? Il meme è nato dal blog He Will Never Have A Girlfriend e si è sparpagliato in giro per Twitter, Tumblr e altrove.

He Will Never Have a Girlfriend prova che il tempo è un toccasana (soprattutto con l’aiuto di un fornito conto in banca).

Mostri, racconti e altre meraviglie

C’era una volta, e c’è ancora, una bottega non tanto grande ma di certo ben fornita, orgogliosamente piazzata in una strada secondaria nel recondito Est di una metropoli umida e fumosa.

Gli scaffali di tale bottega espongono in perfetto ordine una quantità di provviste di prima scelta, adatte a soddisfare le richieste di ogni Mostro, anche il più esigente. Eleganti confezioni di Paure d’ogni sorta, dal Vago Senso di Disagio al Terrore Mortale, un ricco assortimento di fluidi umani in conserva e una varietà di altri prodotti di cui un Mostro dai gusti raffinati non può fare a meno.

Ma la rispettabile bottega, nota a tutti col nome di Hoxton Street Monster Supplies, nasconde un segreto. Da essa, infatti è possibile accedere a un luogo di grande importanza e autorità. Un ministero, per essere precisi: The Ministry of Stories.

The Ministry of Stories è un progetto nato da un collettivo di scrittori e designer, tra cui spiccano i nomi di Nick Hornby e Zadie Smith, che si rifà alla scuola di scrittura per ragazzi 826 Valencia, curata da Dave Eggers a San Francisco. Anche The Ministry of Stories vuole nutrire la passione per la scrittura nei bambini, aiutare a identificare e far crescere nuovi talenti e soprattutto onorare la sacra arte del raccontare storie.

Hey, ancora una cosa. The Ministry of Stories è un progetto no-profit finanziato in parte dal negozio Monster Supplies e in parte da donazioni, e cerca volontari. Se siete a Londra e avete sempre voluto lavorare al Ministero, questa potrebbe essere l’occasione giusta.

Girl Crush #1: Nicki Minaj

Girl Crush vuol dire una cotta, non sessuale, per un’altra ragazza. La traduzione al femminile del bromance. In altre parole, una lista di ragazze per cui abbiamo un debole.

Nicki Minaj è letteralmente uno spettacolo.
Rapper, performer, arrangiatrice e produttrice, ha portato una ventata d’aria fresca nel mondo dell’hip hop non solo per l’essere donna, ma per l’aver introdotto qualcosa che il genere non vedeva da secoli: un minimo di autorionia e senso dell’umorismo.


Nicki ha diversi alter ego: Harajuku Barbie, bambola pseudo-giapponese, Roman Zolanski, adolescente gay e Nicki Teresa, guaritrice miracolosa. In altre parole, ha suggerito al mondo gangsta che una risata ogni tanto non fa male a nessuno.

Niente si crea tutto si ricicla: Bentornato Glam Rock!

Lui è Justin Tranter leader del gruppo Semi Precious Weapons, stilista e designer di gioielli. La sua linea di gioielli, Fetty, è venduta nei più importanti negozi di genere come Barneys New York, Urban Outfitters e Hot Topic.

Ma soprattutto Justin è glam, autenticamente glam, cosa che vuol dire essere leggeri e sessualmente ambigui ma con ironia: I Can’t pay my rent but I’m fucking gorgeous è il titolo di maggior successo e soprattutto una grande lezione di autostima!

Del resto le agenzie di stampa non fanno altro che decretare che il prossimo capodanno sarà Glam Rock (qui). Quindi prendiamo esempio da Justin che in fatto di glitter, trucco e scarpe da sogno sembra saperne più della sua amica Lady Gaga (chi mai metterebbe quella protesi ai denti?).

(Simona)

Anime gemelle. Parte 1 – la messa in gioco

L’ online dating, già un anno fa, era l’unico settore commerciale del web a fatturare più del porno. Nel 2010 la previsione è che questa tendenza si intesifichi. Sul mercato internazionale i siti si moltiplicano, da Badoo al polemico-ridicolo Beautiful People, al colosso americano eHarmony.

Signore e signori, i giorni della ricerca teorica sono finiti. Si passa all’azione. RazorSister in RazorAction.

Questa single che vi scrive si è iscritta da pochi minuti a Guardian Soulmates, lo strumento di ricerca per anime gemelle del quotidiano inglese The Guardian. Con un nome utente tra il criptico e, ora che ci penso, lo scoraggiante: SusBattlesPinkRobots.

Beh, se l’essere lettori del Guardian è già una pre-selezione automatica dei candidati, dover cogliere il riferimento ai Flaming Lips non fa che stringere il cerchio. In tre minuti il mio profilo è stato visto da 3 utenti e ho un fan. E la mia foto non è nemmeno visibile! I community manager stanno verificando che non sia offensiva ecc. prima di renderla pubblica.

Gli uomini che mi vengono presentati come possibili “matches” variano tra i tipi oddio-poverino-sembra-simpatico e quelli ah-però. Finora, invece di conoscere qualcuno direi che ho saputo qualcosa di inaspettato su me stessa.

Nello sfogliare profili mi sono imbattuta in un 38enne di Londra, con un bel taglio di capelli, occhiali da nerd-cool, viso interessante e una descrizione di sè che mi ha fatto ridere di gusto, autoironica e intelligente. A metà di tale descrizione, il tipo racconta che, dopo un incidente in moto due anni fa, è rimasto disabile e si muove su una sedia a rotelle.

Quest’informazione mi ha portata a cancellarlo immediatamente dalla lista di opzioni, cosa di cui non vado fiera. Per molti, lo stesso effetto sarà provocato dall’altezza, la religione, l’estrazione sociale dell’altro? Vi terrò aggiornati.

Vado a vedere se la mia foto è già online.

Riot girrrls on wheels!

Nell’arena di una palestra di Manhattam l’atmosfera è rovente. La musica di Iggy Pop suona forte. Sta per iniziare una partita di Roller Derby: cattive ragazze su pattini a quattro ruote, rigorosamente no rollerblades, vestite con uniformi che strizzano l’occhio al vintage, ricoperte di tatuaggi e calze a rete stanno per sfidarsi in una gara di velocità e resistenza tutta al femminile. E’ questo sport esclusivamente femminile il nuovo hype americano. Questa sera giocano le nerovestite Queens of Pain contro le marinarette Brooklyn Bombshells. Sono due delle squadre della Gotham Girls Roller Derby League di New York. Le altre squadre si chiamano Bronx Gridlock, Manhattam Mayhem e Wall St. Traitors. Cominciate a capire lo spirito? Sugli spalti il pubblico è tra i più variegati: giovani uomini attratti dalle ragazze tutta grinta, amici e parenti pronti a sventolare cartelli casalinghi, cacciatori di mode, semplici amanti dello sport, curiosi e anche bambine che hanno già scelto la loro role-model. E non si tratta di Barbie. Un occhio al sito e si legge che: “la Gotham Girls Roller Derby, fondata nel 2003 e attiva dal 2004, è la lega di Roller Derby femminile, completamente autogestita della città di New York. La Lega è formata da donne forti, diverse e indipendenti che provengono dalla città più grande e cattiva del mondo.” Sembra un film di Quentin Tarantino, se non fosse che qui nulla è immaginato da uomini. Nato intorno al 1920 e poi immortalato con un certo successo (ma anche una certa libertà) nello sci-fi anni ’70 Rollerball, il Derby su pattini da allora è ridisceso velocemente nell’underground. Fino ai giorni nostri, quando un manipolo di riot girrrl l’ha fatto rinascere cavalcando l’onda del post-femminismo. Ma ritorniamo nell’arena: le regole del gioco sono poche ma ferree e, nonostante questo, non mancano i colpi bassi. Su una pista ovale le due squadre giocano a sorpassarsi. Le manches sono flash di adrenalina, la velocità fa perdere facilmente l’equilibrio in curva, i gomiti si alzano, le spalle si scontrano. Tutto intorno si anima un circo colorato. Al lato della pista gli arbitri, unici maschi, in casacca a strisce nere e bianche, gli occhiali da nerd e carpe colorate sugli avambracci, fischiano le infrazioni.  In fondo alla palestra ecco le Jeerleaders, versione mutante delle cheerleaders. Sostengono la squadra con balletti ammiccanti, vestiti esuberanti rubati al burlesque e fisici per niente tonici. Ma le roller girls sono tipe serie: arrivano ad allenarsi anche dodici ore a settimana e ci tengono a prendere le distanze dal baraccone del wrestling. Scegliere il Roller Derby vuol dire giocare con se stesse e con i ruoli. Prendere un nick, fare parte di una gang e diventare una guerriera. Mettersi alla prova continuamente. Non c’è una tipologia di pattinatrice e ogni diversità è accolta nello stesso modo disinvolto e ironico. Questa scena è stata raccontata da Drew Barrymore nel suo primo film da regista, Whip It!, la storia di una reginetta di bellezza controvoglia (Ellen Page) che trova una nuova e inedita dimensione nella sorellanza sui pattini. La rivoluzione arriva correndo!

Too young to hype

Agosto volge alla fine e come promesso eccoci di ritorno.

Leggermente perplesse da Style Rookie, il blog di Tavi Williams, la fashionista (sì, sì, abbiamo usato la parola fashionista) più precoce del web.

Tavi Williams

La tredicenne di Chicago inizia a farsi notare nel mondo del giornalismo di moda ed è stata protagonista di un servizio sulla rivista Pop. Buon per lei, se non fosse che le immagini della minuscola bambina – perché di una bambina si tratta – che indossa proposte di outfit azzardate e creative, benché non abbiano assolutamente nulla di sessuale, sono un po’… beh, fanno un po’ senso.

C’è qualcosa di fortemente sbagliato nell’impazzire per Comme des Garçons prima di avere avuto le prime mestruazioni.